sabato 15 dicembre 2007

Palermo, un calendario senza maggiorate


LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO 15 DICEMBRE 2007

Pagina I

LA CITTÀ

Ogni mese un´immagine, da San´Erasmo alla Bandita

L´itinerario del degrado attraverso un calendario

FRANCESCO PALAZZO


A dicembre l´offerta di calendari per il nuovo anno è stratosferica. Le protagoniste più gettonate, si sa, appartengono all´universo femminile. Chissà poi dove vengono appesi questi calendari, in nessuna casa capita di vederne. È più facile trovare nelle cucine il calendario del supermercato di fiducia, della farmacia, del macellaio della strada accanto. I mesi in questi casi procedono senza scariche d´adrenalina. Anche i ristoranti dei cinesi omaggiano calendari contenenti i segni zodiacali della loro cultura. Una volta i barbieri porgevano furtivi il prezioso cimelio. Si trattava di calendarietti profumati, con signorinelle pallide in pose scollacciate. Un appuntamento fisso con il coiffeur di fiducia, dopo l´ultimo taglio o l´ultima barba prima delle feste. Allora il pudore vinceva su tutto, oggi si mostra quasi tutto. C´è chi riesce a mettere a nudo altre cose, che spesso guardiamo distrattamente. Ci ha provato la rivista palermitana "Maredolce", che presenta, insieme al sito giornalemaredolce.it e all´ultimo numero del giornale, il proprio calendario e una mostra di foto. L´appuntamento è per oggi alle 17 presso lo Stand Florio di via Messina Marine, 40, meglio conosciuto come "Tiro al piccione". Si tratta di dodici istantanee scattate da cinque fotografi (Inzerillo, Lena, Marguglio, Nastasi e Zanghì). Ritraggono luoghi di una fetta consistente di Palermo, ricadente nella circoscrizione della città che racchiude da una parte la Bandita e dall´altra l´Orto Botanico. Non sono sempre immagini belle da vedere. Basta guardare il mese di settembre per «ammirare» i rifiuti d´ogni tipo, compresi i copertoni di camion, che fanno bella mostra sotto gli archi romanici. Nella stessa foto si può vedere lo sfacelo in cui giace la vicinissima chiesa di San Ciro. Tutti e due i siti sono visibili all´imbocco dell´autostrada per Catania. Andando verso Ciaculli c´è una chicca quasi sconosciuta. È il Baglio di Santo Spirito (mese di marzo), già sede estiva dei monaci olivetani. C´è un incantevole baglio con un pozzo al centro e una strada alberata che nell´Ottocento portava i monaci direttamente al mare. Ecco, il mare, pur segnando tutto il litorale della circoscrizione sino a Sant´Erasmo, arrivando a lambire il Foro Italico e giungendo dall´altra parte sino alla Bandita, manca dal calendario. E non c´è perché ormai per gli abitanti della zona e per i palermitani tutti è come se non contenesse liquido, ma fosse la continuazione della terra. Un mare che non è più mare, tanto è inquinato per colpa del cattivo governo della cosa pubblica. Ci si può consolare tornando sulla terraferma e ammirando, siamo a gennaio, San Giovanni dei Lebbrosi. Non mancano Villa Giulia a luglio e l´Orto Botanico a febbraio. Tornando in periferia il mese di maggio ci mostra il Ponte dell´Ammiraglio. Costruito nel 1125 per oltrepassare il fiume Oreto, (che poteva essere un´altra istantanea del calendario se fosse ancora un fiume), passato ai posteri per le gesta garibaldine durante la presa di Palermo. Il mese di giugno è dedicato al famoso Castello della Favara. Gioiello arabo che poi i normanni ampliarono e trasformarono, aggiungendo la bella cappella di San Giacomo e Filippo, che troviamo nel mese di dicembre. Originariamente il castello era circondato da un lago e da giardini rigogliosi. Da molti decenni si parla di recuperare il tutto, gli ultimi anni hanno fatto registrare qualcosa di concreto, ma ancora siamo all´alba. Seguono nei mesi restanti altri siti, meno conosciuti ma molto affascinanti. Per un calendario che non regala le pose delle maggiorate , ma che traccia l´itinerario artistico monumentale di un pezzo di territorio del capoluogo. Per ricordarne, durante tutto un anno, le parti conservate e quelle abbandonate o non più fruite. In modo che, avendole per mesi davanti agli occhi, queste ultime possano essere sempre meno trascurate.

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