martedì 7 dicembre 2010

Consigliere, ti consigliamo di votare.

7 12 2010
L'assalto al palazzo d'inverno
Francesco Palazzo

Chi ha in mano il potere di spegnere la luce a questa legislatura al comune di Palermo? Possibile che trentatré, dei cinquanta inquilini di Palazzo delle Aquile, non sentano un sussulto di dignità, di pietà, non tanto verso la città, ma nei loro confronti, per presentare e votare una mozione di sfiducia al sindaco e fare andate i titoli di coda ad uno dei periodi più incredibili della politica palermitana? Difficile crederci, eppure succede nel quinto comune d’Italia. Ma cosa bisogna vedere ancora, oltre l’assalto al Palazzo d’inverno degli operai della Gesip? Consiglieri comunali costretti a votare un provvedimento e alcuni di loro che pure si vantano di avere salvato la barca di un’azienda gestita con metodi clientelari e che perde un milione di euro l’anno. Questa città, Palermo, è ormai in mano a chiunque voglia prendere qualcosa per sè o la sua tribù. A quando il prossimo assalto? E chi sarà il prossimo, tra quelli che aspirano a rivestire in futuro la carica di primo cittadino, a dire è merito del mio partito? Ma la domanda è forse un’altra. Chi comanda oggi a Palermo? Chi regge i fili del potere e gestisce quel poco che è rimasto nelle casse? Non è la politica, di certo. Quella ha spento l’interruttore da tempo. La maggioranza che ha vinto le elezioni è scomparsa come neve al sole, quello che ne è rimasto fa a sciabolate per capire chi deve essere il prossimo candidato a sindaco, le giunte incolori si cambiano come le cravatte la mattina, l’opposizione è diventata maggioranza. Già, l’opposizione. Come nelle migliori tradizioni ha cominciato a litigare su come arrivare alla designazione del candidato a sindaco. Il PD afferma, e viene quasi da sorridere se non venisse da piangere, che ancora non è tempo per primarie e candidature. L’Italia dei Valori pone veti al PD, rinverdendo un’azione frontista veteroretina che probabilmente serve a preparare il terreno a chissà cosa. Per il resto, movimenti che si credono il nuovo, e questa l’abbiamo già sentita, assemblee di anziani che vogliono sentirsi giovani e annacamenti vari. Ma come si fa, dopo dieci anni di buio, a non avere ancora chiaro il percorso a diciassette mesi dalle elezioni? Bene che vada, perché si potrebbe andare al voto anche prima. Ed ecco che, in questo quadro, irrompono gli operai della Gesip a prendere per il bavero gli eletti dal popolo e a metterli dietro la lavagna del ricatto. O votate quella delibera, oppure finisce male. Avranno detto più o meno così? Le parole saranno state più pesanti e risolute. Ma non ce n’era bisogno Bastava anche una classe di scuola materna a far sbriciolare quel muro di marzapane che è oggi la politica palermitana. Sì, quelli che hanno qualche anno in più di noi, ci diranno che forse abbiamo vissuto altri periodi bui somiglianti a questo decennio interminabile. Può essere. Il fatto è che non ne abbiamo più memoria. Né dei momenti belli, né di quelli brutti. Queste due legislature hanno cancellato pure i ricordi. Dobbiamo andarci a rileggere la nostra storia recente per trovare il punto da cui ripartire. Sarà difficile, per chiunque verrà dopo, ricostruire un minimo di cittadinanza condivisa sulle macerie di una politica assente o forse troppo presente nella sua irrisoluta inettitudine. Per far finire al più presto questo strazio, non resta che fare appello a quei trentatrè. Non trentini, ma consiglieri comunali palermitani che servono per abbassare la saracinesca e consentirci di scegliere con le elezioni. Così almeno, nel centrodestra, la finiranno con le sciabolate e individueranno un nome, uno qualunque, siamo a questo punto gente di poche pretese, da proporre al corpo elettorale per la carica di primo cittadino. Così almeno nel centrosinistra, facciano un po’ come vogliono, pure con la monetina, attraverso una sfida a dadi o con le freccette, vedranno quale galletto dovrà uscire fuori vivo dal pollaio e sfidare lo sciabolatore del centrodestra a singolar tenzone. Insomma, trentatrè consiglieri cari, ridateci un po’ di normalità. Fate a questa città, che almeno un po’ dovrete amare, un bel regalo di Natale.

lunedì 6 dicembre 2010

Palermo, la paura delle primarie

6 12 2010
Se le alleanze complicano le primarie

Francesco Palazzo

Il dibattito nel centrosinistra, al fine di individuare un percorso per arrivare alle prossime amministrative palermitane, passando per le primarie, rischia di attorcigliarsi su se stesso. Il tema delle alleanze ha preso il sopravvento. Quello che crea problemi è lo schieramento che sostiene il governo regionale. Lombardo ha detto alcuni mesi addietro, davanti ad un estasiato popolo di marca democratica, che questa coalizione (MPA, PD, FLI, API e UDC) vuole portarla anche negli enti locali, cominciando da Palermo. IDV, Sinistra e Libertà, i movimenti, un pezzo dello stesso PD, vedono come il fumo negli occhi tale prospettiva. L’indisponibilità è venuta fuori nell’assemblea tenutasi il 17 novembre scorso, che ha visto la partecipazione di partiti e movimenti, tranne il PD, e qualche osservatore accreditato dell’MPA. Assemblea che è sembrata la solita preoccupata e assai tardiva chiamata alle armi preelettorale. In quella sede sarebbe stata decisa una data per la conta ai gazebo, il 27 febbraio 2011. Ma al momento, in realtà, non si capisce che primarie saranno e se si svolgeranno. Per carità, non è che questo strumento risolva tutti i problemi. Però ha questo di buono, mette il silenziatore a tutti i calcoli e le subordinate. E lo fa dando la parola direttamente a quelle persone che non partecipano ai vertici per stabilire chi sta con chi e per che cosa. Momenti dove si finisce per chiedersi chi siamo, dove andiamo e cosa vogliamo, in un girotondo di torsioni e capriole che tolgono il respiro anche ai più pazienti. Molto più semplice adocchiare una data di celebrazione delle primarie vera e condivisa da tutti e farla finita lì. Ma come fare? Nelle primarie milanesi la spinta decisiva è venuta da colui che poi ha vinto. Ha lanciato in un incontro pubblico la candidatura, l’ha supportata con adesioni e ha cominciato a delineare le cose da fare. Gli altri hanno seguito a ruota. Non cominciando a discettare di sigle e alchimie varie. Ma presentando altre tre candidature. A Palermo, anche coloro che già si sono in qualche modo sbilanciati, affermando di volere partecipare alla corsa, si sono, tranne uno, limitati a qualche intervista o a un’indefinita, nel tempo e nello spazio, dichiarazione di disponibilità. Con il risultato di imporre una navigazione a vista. Il solo Davide Faraone, sabato mattina, ha rotto gli indugi lanciando ufficialmente la propria candidatura, iniziando a raccogliere firme a supporto della stessa e mostrando che tipo di città vorrebbe. Ha annunciato gazebo nei vari quartieri per riprendere contatto con tutta la città. Vedremo se altri contendenti passeranno dalle parole ai fatti. Solo in tal modo le trombe del politichese, di coloro che hanno laceranti mal di pancia o stanno a guardare in attesa di dare la zampata finale, possono non avere l’ultima parola. Si è detto dell’importanza rivestita da Milano nello scacchiere politico nazionale. Stessa cosa si può dire, dall’altra parte dello stivale, per Palermo. Sul perimetro dell’alleanza, poiché è il punto che tiene bloccati, si abbia il coraggio di chiedere ai cittadini cosa ne pensano. Bisogna tenere lontana la tentazione di fare da balia al corpo elettorale. I candidati alle primarie devono rivolgersi a tutto l’elettorato in maniera trasversale.Una consultazione di questo tipo è diretta agli elettori, non può diventare il campo di battaglia tra i vari capetti delle fazioni partitiche. Coloro che si presenteranno ai gazebo prenderanno atto delle volontà politiche dei competitori e sceglieranno. Perché si vuole complicare una procedura semplice e in genere molto partecipata e apprezzata? Se a un elettore non piace il candidato che vuole portare la maggioranza regionale a Palazzo delle Aquile, non lo voterà. Ci sarà qualche altra candidatura che gli proporrà qualcosa di diverso. E poi una terza o una quarta che aumenteranno le possibilità di scelta. Se le primarie sono davvero una cosa seria, e non una messinscena a favore di telecamera, devono essere un rischio per tutti. Non ci si può riempire la bocca parlando di democrazia partecipata e poi non fornire al corpo elettorale una vera possibilità di scelta. E’ inutile teorizzare primarie aperte e poi concretamente rinchiuderle nello sgabuzzino.



venerdì 3 dicembre 2010

I protestanti con la valigia in mano

LA REPUBBLICA PALERMO - VENERDÌ 3 DICEMBRE 2010
Pagina XXIII
LA SANATORIA DEI PRECARI E IL FUTURO DEGLI STUDENTI
Francesco Palazzo

Forse gli studenti siciliani che protestano e occupano, non sanno che qualche risposta definitiva ai loro dubbi, circa il futuro che li attende, l´ha già data la politica regionale. Probabilmente, tra un´assemblea e un´autogestione, non leggono i giornali e nessuno gli spiega come stanno le cose. Eppure i numeri sono abbastanza chiari. Il governo regionale vuole stabilizzare i 22.500 precari degli enti locali, a dicembre cominceranno a firmare i contratti a tempo indeterminato i 4.800 che prestano servizio negli uffici della Regione, sono già stati collocati quasi tutti i 3.300 ex-pip che il governo regionale ha disseminato un po´ dappertutto, infine si apre pure un portone per i lavoratori a tempo determinato in servizio in tutti gli enti collegati alla regione o sottoposti alla sua vigilanza. E in quest´ultimo caso Dio solo sa quale numero potrebbe uscirne fuori. Che migliaia di lavoratori, la massima parte non qualificati, non costeranno niente alla casse pubbliche, è ovviamente una bella battuta. È evidente che trentamila stipendi implicano un forte impegno per le già claudicanti casse della Regione e degli enti locali. Sarebbe perciò corretto che qualcuno svelasse agli studenti cosa comporterà tutto questo. Per gli enti locali significherà, per i prossimi decenni, stringere ancora di più la cinghia, cioè tagliare servizi essenziali, e bloccare le assunzioni. Stessa operazione dovrà farla la Regione, che in realtà già la attua da tempo. Il messaggio per gli studenti siciliani è il seguente. Studiate pure. Quando, e se, arriverete alla fine del vostro percorso scolastico, badate bene di aver già bella pronta la vostra valigia. Mettete dentro la vostra borsa l´iPhone, l´iPad, i master, il poderoso impegno economico sostenuto negli anni dalle vostre famiglie e andate via. Andate via perché noi abbiamo dovuto garantire tutto il precariato che abbiamo creato per farci le nostre campagne elettorali. Ognuno di noi ce ne ha messo un pezzo, dichiarando solennemente che "da oggi non faremo un solo precario in più". Che è come dire non si faranno più prigionieri. E invece i prigionieri li hanno fatti. E sono proprio i ragazzi e le ragazze che perdono ancora tempo sui libri. Sono prigionieri della loro terra. Presto dovranno abbandonarla portando altrove tutta l´immensa ricchezza, quantitativa e qualitativa, che è l´inestimabile somma di migliaia e migliaia di percorsi formativi. Ecco, qual è la vera notizia, cari giovani che protestate. Qui c´entra poco la Gelmini, l´autonomia della scuola e tutti i giusti problemi che in questi giorni state sollevando per le strade della Sicilia. Capirete tutto ciò tra qualche anno. Quando sarete sulla scaletta di qualche aereo che vi porterà via chissà dove. Non c´è dubbio che tra le tante riforme sbandierate, questa funzionerà a dovere. Chissà se coloro che oggi plaudono entusiasti a questa stabilizzazione di massa, che chiude le porte a tantissimi giovani e apre sempre più il rubinetto dell´emigrazione giovanile con la laurea in tasca, riflettono abbastanza su quello che dicono. Nel frattempo negli uffici pubblici entrano ultra quarantenni che non sanno neanche accendere un pc e non trovano spazio ventenni freschi di laurea e di competenze. Come se non bastasse, non spendiamo i fondi europei e non creiamo quindi le condizioni di sviluppo, tagliando pure questo ramo alle giovani generazioni. Tanto che i funzionari della Commissione europea devono farci la lezioncina sulla differenza tra il pesce e la canna per pescare. Ma dai megafoni dei nostri ragazzi questa autentica tragedia che si sta consumando ai loro danni non esce fuori. Talvolta, fare due più due è davvero complicato. Intanto, sui pennoni dei palazzi del potere siciliano sventola la bandiera autonomista. Sai quanto saranno contenti gli studenti di rivederlo, quel vessillo, quando da professionisti in giro per l´Italia e per il mondo lo rivedranno nel periodo di ferie estive.