domenica 13 marzo 2016

I bus e il Caravaggio. Ecco perché non pagherò la ZTL.



La Repubblica Palermo
12 marzo 2016 – Pag. I
I bus scomparsi come il Caravaggio
Francesco Palazzo

Può darsi che corrisponda al vero il rimprovero di chi amministra questa città circa l’abitudine dei palermitani che non vogliono staccarsi dalle proprie automobili per andare in centro. Se la decisione di lasciare a casa l’auto è più facile da prendere quando non si devono rispettare orari, nel momento in cui si ha un impegno, è più difficile rischiare. Anche se abiti non in periferia, ma a due passi dallo stadio. Ma tant’è. Domenica pomeriggio, per recarci a vedere l’ottimo spettacolo sul Caravaggio rubato, decidiamo di metterci alla fermata del 101, inizio di Viale Croce Rossa, alle 16 e 45. Lo spettacolo inizia alle 17 e 30, e anche se la vettura non passa ogni tre minuti, come in teoria dovrebbe accadere nei giorni feriali, contiamo sul fatto che in dieci minuti dovremmo essere a bordo e arrivare dunque in orario a Piazza Verdi. Dopo avere atteso il primo quarto d’ora, sono già le 17, cominciamo a fremere. Andiamo a prendere l’auto? No, attendiamo. Chiediamo a uno dei tanti che attendono. Aspetta da mezz’ora, dunque dalle 16 e 30. Ci rassegniamo. L’autobus transita dopo dieci minuti, alle 17 e 10, dopo venticinque minuti di attesa. Appena a bordo chiedo all’autista ogni quanto passa il 101, visto che l’amministrazione comunale aveva sbandierato che proprio questa linea era stata potenziata. Il conduttore risponde: «Il bus passa ogni quanto ce n’è». Come scusi? Scioglie il senso dell’arcana frase spiegandoci che mancano alla conta quattro vetture, forse guaste le vetture, forse assenti gli autisti, non l’abbiamo capito. Il bus, dopo tanta attesa, inutile dirlo, è pieno sino all’inverosimile, sembra più un carnaio che un mezzo di trasporto. In tutto il tragitto salgono almeno 150 persone, solo una piccola parte, una ventina in tutto, timbra il biglietto. Il resto viaggia gratis e sa di rischiare non più di tanto. Dei controllori neppure l’ombra. Eppure siamo in un orario di punta, con tanta gente che si reca al centro a passeggiare. Ma anche quando salgono, lo abbiamo visto altre volte, invece di sanzionare chi è senza tagliando, annunciano prima di salire a bordo la loro presenza, così chi è senza biglietto, ossia la stragrande maggioranza, ha il tempo di abbandonare il luogo del delitto. Insomma, per chi viaggia a sbafo, il massimo di disagio è rimettersi sul marciapiede e attendere il prossimo mezzo. Sperando che “gli sceriffi”, come li chiamano i nostri concittadini abituati a fare i portoghesi, non si rifacciano vivi. Intanto, dal finestrino, in mezzo a tutto questo casino, vediamo una stazione del bike sharing. Non abbiamo il pane e ci offrono il caviale e lo champagne. E il Caravaggio che ci attende? Può aspettare. Sono già le 17 e 30, lo spettacolo sta per iniziare e siamo ancora a Piazza Castelnuovo. A quel punto, visto che il bus deve fare ancora fare il giro della piazza, percorrere Via Amari, immettersi in Via Roma e percorrerne un bel tratto e che comunque non appena a terra ci attende il tratto alto di Via Cavour a piedi, decidiamo di scendere e di incamminarci a passo super svelto e col cuore in gola verso il Teatro Massimo. Entriamo trafelati nel nostro palco alle 17 e 45, perdendoci la parte iniziale della rappresentazione e dopo un’ora esatta da quando c’eravamo messi alla fermata. Questi i fatti, mentre sono ancora in ballo le ZTL, che si sostanziano nel pagare per inquinare o non pagare e affidarsi ai mezzi pubblici. Che, come vediamo, muovendoti in zona centrale, perché delle periferie è meglio non parlare, riescono a farti fare pochi chilometri in non meno di un’ora, con l’ultimo miglio fatto a passo da centometrista. Per quel che mi riguarda, ho già deciso. Non scucirò un solo euro per andare al centro con la quattro ruote. Perché lo vivrei come un ricatto, visto che i mezzi pubblici funzionano in tal modo. E i quattro bus desaparecidos? Chissà se sono ricomparsi. O forse è più facile ritrovare il Caravaggio?

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