venerdì 17 giugno 2016

Palermo 2017. Cominciamo a parlarne?


La Repubblica Palermo 
16 giugno 2016
Dopo Orlando il vuoto, a sinistra servono subito le primarie 
FRANCESCO PALAZZO 
Su Palermo la politica politicante del centrosinistra ha già iniziato le grandi manovre di avvicinamento alle amministrative del prossimo anno. Per il momento solo qualche movimento di posizione, che guarda più altrove che al capoluogo, e molti silenzi che però celano, neanche troppo per la verità, tutto un lavorio che potrebbe interessare poco i cittadini palermitani e il futuro di questa comunità. Francamente, non ci pare un modo conducente di cominciare a parlare della prossima legislatura della quinta città d’Italia. Il quinquennio che si concluderà nella prossima primavera non è stato contrassegnato da grandi unità d’intenti nello schieramento di centrosinistra nella capitale dell’isola. Il Pd, se vogliamo iniziare a circostanziare, non ci è sembrato molto presente. Se non nella duplice versione, vecchia come il cucco, di avvicinamenti o allontanamenti dal sindaco. Eppure, dal partito primo in Italia ci si poteva attendere un protagonismo diverso che doveva portare, ma sino a oggi nessun segnale c’è, a costruire una proposta di governo per Palermo. Se guardiamo al consiglio comunale, ed alla maggioranza bulgara che nel 2012 approdò tra i banchi di Sala delle Lapidi, negli anni disintegratasi, pochi segni di vita. Nella giunta di governo, il sindaco, l’uomo politico certamente più rappresentativo degli ultimi decenni, ha stabilito un rapporto diretto con la città, tanto che tra gli assessori che si sono susseguiti non è venuto fuori nessun nome che possa vivere di luce propria proponendosi alla città come primo cittadino. Poche e scarne notizie abbiamo delle opposizioni a Palazzo delle Aquile. Questo, più o meno, lo stato dell’arte a meno di un anno dalle elezioni. C’è una sola figura che emerge, quella di Orlando. E’ sua la colpa se non c’è sostanzialmente molto altro? Assolutamente no. Orlando ha fatto Orlando, ha sempre interpretato la sua figura istituzionale sapendo che riesce a parlare con la città e avendo la certezza che i palermitani, dallo ZEN al salotto di Via Libertà, sanno ascoltarlo.Sono gli altri che in questi ultimi trentadue anni, tanti saranno nel 2017, perché questa vicenda esordisce nel 1985, non hanno fatto la loro parte. Visto che ancora si avanza un appoggio ad Orlando per le prossime amministrative. Come se il sindaco in carica, conosciuto in ogni angolo di Palermo, avesse bisogno di qualcheendorsement, e lo abbiamo visto nel 2012, per riproporsi, queste le sue intenzioni, alla città tra pochi mesi. Ora, il punto è se c’è una modalità per capire se la parte politica centrale e sinistra della città può offrire, in extremis, a Palermo anche un’alternativa rispetto allo spartito sul quale si è suonata gran parte della musica politica in questa città per più di tre decenni. Tenendo conto che non si gareggia certo per essere sconfitti, e che quindi occorre andare uniti, e che i grillini, oltre che il centrodestra che ha già deciso le principali candidature, pure a Palermo faranno sentire il loro peso alle urne. L’unico modo per confermare la continuità, o registrare un cambiamento, è l’appuntamento ai gazebo. E, visto che abbiamo fatto il primo nome della contesa, già in campo da tempo, non resta che fare il secondo, che corrisponde a Fabrizio Ferrandelli, la cui candidatura ci sembra avanzata più o meno ufficialmente. Si tratta di un trentenne del PD, che si è già misurato con le elezioni amministrative, perdendole, con le primarie, vincendole, e che ha avuto il coraggio, caso unico nella storia siciliana, di rinunciare al ruolo e al connesso stipendio che contraddistinguono coloro che siedono sui banchi della deputazione all’ARS. Rappresenterebbe un salto generazionale nell’anno in cui Palermo si candida a capitale italiana 2017 dei giovani. Non resta dunque che consegnare ai cittadini delle primarie lo scioglimento di questo nodo. Evitando i contorcimenti, talvolta abbastanza eccentrici, di apparati partitici, silenti o parlanti, che vorrebbero giocarsi la partita di Palermo nel chiuso di una stanza e scrutando altrove. Considerato che si voterà nella primavera 2017, aprire i gazebo in autunno non sarebbe una brutta idea.

giovedì 9 giugno 2016

Pride Palermo: l'asterisco che da fastidio ai laici.

SE IL SESSO FA SCANDALO

La Repubblica Palermo - 8 giugno 2016
FRANCESCO PALAZZO


Scherza con i fanti, ma lascia stare i santi”. Nel caso del gadget messo in rete dagli organizzatori del Pride palermitano 2016, (“Ognuno cia ficca a cu voli”), il cui momento principale sarà la marcia del 18 giugno, si è capovolto il senso e la sostanza della frase. Parafrasandola, potremmo coniarne una nuova: “Gioca con i santi, ma tieniti lontano dai fanti”. E sì, perché quando si gioca con i santi, la coccarda dei libertari è facile un po’ per tutti indossarla. Certamente i lettori ricorderanno il dopo Pride di qualche anno addietro. In occasione dei festeggiamenti laici per Santa Rosalia, venne proiettato un video sul portale del duomo di Palermo. Per pochi secondi comparivano l’asterisco, simbolo del Pride stesso, e i gameti maschili e femminili accoppiati anche in versione omo. Correva l’anno 2013. La levata di scudi in ambito cattolico fu istantanea. “Vergogna. - scrisse un prete – L’ideologia omosessualista proiettata sul nobile porticato meridionale della cattedrale di Palermo…”. In quell’occasione, i fanti ebbero gioco facile nel puntare l’occhiolino pieno di disgusto contro quella parte del mondo cattolico fermo a chissà quando. Solo che la ruota gira e, nel volgere di qualche anno, proprio i fanti laicisti, quelli che sono, o sarebbero, anni luce avanti sui diritti civili, si inalberano, da destra a sinistra, da sopra a sotto, dall’alto in basso e dal basso in alto, verso una frase provocatoria, che somiglia appunto all’asterisco puntato sulla cattedrale. Solo che questa volta il fascio di luce è puntato altrove. E illumina, come meglio non si potrebbe, i limiti non del mondo cattolico questa volta, che in gran parte si tiene lontano, coerentemente, dai cortei del Pride, ma di quella galassia che esordisce con la tipica frase: “Premetto che ho rispetto per il mondo LBGT e sarò presente il 18 giugno ma…”. Seguono una valanga di sottolineature, distinguo, moralismi degni di miglior fortuna, verso un gioco apparso prevalentemente su facebook, dove tante facce appaiono con un gadget in cui appare la scritta sopra richiamata. Un gioco che però, visto le reazioni che sta provocando, non si sta rivelando solo un modo per strappare un sorriso, e penso che solo questo voleva essere, ma un poderoso scompaginamento, una specie di strike, verso quel muro che ancora è, in campo laico, l’emarginazione sessuale del mondo LBGT. Perché, capite, in fondo lo schema è facile da comprendere. Sui diritti civili per carità, per voi ci faremmo pure ammazzare. Ma sul sesso, che è poi il vero tabù che unisce l’ostracismo ancora virulento che proviene dai campi confessionali e laici, state un attimino calmi. Quello che avviene nelle camere da letto sia separato da ciò che succede nelle piazze. E, invece, il problema inizia proprio da lì, dal privato, dalla carne, dai corpi. Poi vengono i riconoscimenti giuridici e tutto il resto. Allora, se è servito a far venire fuori il retroterra culturale nel quale ci muoviamo, benvenuto all’innocente gadget. Del quale, peraltro, non c’è traccia nel sito ufficiale del Pride palermitano, a significare che solo di un piccolo divertimento provocatorio si trattava. Una minuscola provocazione che, tuttavia, ha attirato, come una potente calamità, i tanti che si sono sentiti puntati addosso il potente faro di un grande asterisco. Che si sono subito premurati di cancellare, agitandosi a più non posso sulle tastiere e consegnando ai social network un pezzo di verità. Che solo per ipocrisia, o per sposare sino in fondo il politicamente corretto, si è soliti tenere sotto il tappeto. Un pezzo di verità che si portano appresso, appunto come un grande asterisco, anche tanti di coloro che andranno alla marcia di metà giugno. Ci dice, questo tassello fondamentale di verità, che la strada da fare è ancora lunga. E, prima ancora di transitare dalle leggi, passa dalla testa delle persone.