venerdì 10 marzo 2017

Stazione Nuovo Cinema Paradiso, S.Erasmo e Palazzo della Favara: come non riusciamo a mangiare con quello che abbiamo.


La Repubblica Palermo
9 marzo 2017 - Pag. I
La stazione, il porticciolo, il castello. Così la Sicilia rinuncia alla sua bellezza.

Francesco Palazzo

In queste settimane sono scivolati sotto i nostri occhi tre luoghi che altrove sarebbero motivo di cura e attrazione turistica. Il primo è la stazione di Lascari-Gratteri, immortalata per sempre nel rullino della nostra memoria, visto che lì è stata girata la scena più bella e commovente del film premio Oscar “Nuovo cinema Paradiso”, quella in cui il protagonista va via e abbraccia il suo mentore, Alfredo. È stata demolita per fare spazio ad un fantascientifico doppio binario. A Castellabate, location del film “Benvenuti al Sud”, il luogo dove nella finzione sorgeva l’ufficio postale è diventato meta turistica. Almeno ci avessero regalato l’alta velocità, piangeremmo con un occhio, ammesso e non concesso che le due cose, memoria e sviluppo, non possano stare insieme. Avremmo quantomeno ceduto un luogo così significativo in cambio di un allineamento, in tema di trasporti, all’Italia che va da Salerno al Nord. Il mese scorso a un mio parente che lavora nel Veneto sui treni, in vacanza a Palermo, chiedevo, come un bambino che vuole sapere qualcosa sul paese dei balocchi, che sensazione si prova a viaggiare quotidianamente come schegge. «Bella», mi risponde. Certo, bella, domanda stupida. Un altro sito tornato per qualche ora alla ribalta, ancora non distrutto solo perché il mare e il panorama non li puoi abbattere facilmente, è il porticciolo di Sant’Erasmo, ripulito dagli attivisti grillini, che hanno ritrovato fra i detriti pure la carcassa di un vecchio scooter. Questo balcone sul mare, luogo che a Palermo non ha eguali, è da tempo in mezzo a una querelle tra chi vorrebbe farne una stazione per diportisti e chi intende non modificare la natura dei luoghi. Nel frattempo, facendo spostare la stazione di rifornimento che ostruisce in parte la vista, si potrebbe, utilizzando anche un tratto di strada, realizzare una grande isola pedonale che avrebbe uno sfondo naturalistico formidabile. Nessuno dei candidati a sindaco ha nulla da dire a tal proposito?Del terzo luogo che incrociamo ha scritto Paola Pottino su Repubblica. Parliamo del Castello di Maredolce e del fu parco della Favara. Ha davanti una schiera di negozi, si trova in via Giafar, a trecento metri dalla parrocchia di San Gaetano, a Brancaccio, dove trascorse gli ultimi suoi anni, prima di essere ucciso dalla mafia, don Pino Puglisi. In quel quartiere sono nato e cresciuto, la casa dei miei genitori sorgeva a poche decine di metri dal vicolo che porta al castello. Da quando avevo dieci anni, correvano i primi anni settanta, sento parlare del recupero completo del castello, della sua fruibilità, dei vantaggi economici che potrebbero arrivare al rione dai flussi turistici con il maniero totalmente restaurato, con il rifacimento del parco e del lago che prima l’attorniavano. Sono trascorsi 43 anni. Passando da piazza dei Signori si vede solo un pezzo di castello, a causa della schiera di negozi sempre presenti, i lavori di recupero non sono ancora terminati, il lago e il parco sono storie lontane nel tempo. Scrive Paola Pottino che i visitatori non possono attualmente accedervi per ragioni di sicurezza. Se si fosse fatto in tempo, perché il tempo c’è stato, si poteva inserire il tutto — palazzo, lago e parco — nel percorso arabo-normanno.Ricapitolando, tre storie, tre luoghi. Una stazione di cui rimane traccia solo nel film e nelle foto. Un ex porticciolo malato, dove al momento è possibile ammirare pure un accampamento di roulotte, che rischia di andarsene stritolato fra polemiche e incuria. Un castello, senza più il suo lago, monco del suo parco, privato di visitatori, in una delle tante periferie più o meno abbandonate di questa città che va al voto in primavera. 

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