lunedì 3 luglio 2017

Palermo: i bambini ci guardano. E hanno diritto alla bellezza.

La Repubblica Palermo
2 luglio 2017
Una città per Anthony e i suoi fratelli
Francesco Palazzo

Registriamo la storia a lieto fine di Anthony, il bambino del Borgo Vecchio che ha segnalato il degrado in uno spazio privato, trovando questo giornale attento e il comune pronto. Pare che dall’altra parte della città, in Via Messina Marine, un altro bambino, avendo saputo di questa vicenda, ha chiesto un intervento simile. Ma, mentre riferiamo di questi due casi, non possiamo fare a meno di pensare ai tanti bambini che subiscono silenziosamente scorci quotidiani di bruttezza a Palermo. Perché, diciamolo, quello di Anthony dovrebbe essere un caso più unico che raro. Normalmente, ai bambini la bellezza dovrebbe essere offerta, quotidianamente, senza che debbano essere costretti a gesti straordinari. Sia perché i bambini devono fare i bambini. Ma anche per il motivo che questi riflettori illuminano singoli casi, tutto il resto rimane al buio. Chissà cosa pensano i bambini che abitano davanti al porticciolo di Sant’Erasmo vedendo un’area sostanzialmente abbandonata. C’è bisogno che un piccolo afferri la giacca di qualche giornalista oppure si può provvedere senza bisogno di gesti così? Ma anche i piccoli che scrutano ogni giorno, senza dire una parola, quella passarella sul mare in legno abbandonata e in malora dalle parti del Buccheri La Ferla, che culto della bellezza nutriranno? E ancora. Cosa gira nelle teste dei pargoli di Via Hazon, quartiere Brancaccio, un insediamento di centinaia di famiglie (de) portate all’inizio degli anni ottanta? Ci passo spesso. Vedo un grande palazzone senza portone d’ingresso, dove entrano ed escono piccoli esseri umani e un altro che ha di fronte un rudere accanto al quale “giocano” piccoli uomini e donne. E cosa occupa le teste dei piccoli e delle piccole nati in un quartiere come lo ZEN 2, ormai non più a favore di telecamere elettorali? Qualcuno di loro avrà il coraggio di Anthony in questo come negli altri quartieri, periferici o meno, dove in molti, troppi casi, non trionfa la bellezza? E seppure accadesse, un’altra volta e un’altra volta ancora, avremmo risolto, ma solo casualmente, dei piccoli frammenti di disagio. Ma il compito della politica non è quello di navigare nel casuale, nell’eccezionale, nell’episodico, nel sensazionale. La buona politica veste l’abito della normalità. Anthony, e tutti i bambini e bambine di questa città, non dovrebbero sentire su di loro il peso di macigni grandi come montagne da spostare. Abbiamo il dovere di garantirgli una vita normale. Il brutto dovrebbe sparire dalla loro vista senza che gridino o lo subiscano muti. Il bello dovrebbe essere una costante dei loro orizzonti di vita, così come l’affetto dei genitori. Ecco, come programma di questa amministrazione, magari quando avrà finito di progettare il governo della regione e inizierà a concentrarsi di più su quello della città, ci pare abbastanza concreto. Si percorrano tutte, ma proprio tutte, le strade del capoluogo e si sostituisca alla narrazione della città che viaggia verso la perfezione quello della comunità guardata con gli occhi dei bambini. Ci si metta a guardare Palermo dal loro punto di vista e si veda cosa non va, facendolo sparire dalle loro vite. Forse, così facendo, il quinquennio che abbiamo davanti inizierà per Palermo nel verso giusto. Una città a misura di bambino sarà più bella e vivibile per tutti.

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